MEMORIA DEL TEMPO PRESENTE
PROGETTO TEATRALE D’INDAGINE SOCIO-UMANISTICA
Gli Omini dove li metti stanno. E dove stanno, tutto assorbono. Come spugne o pezzi di pane. Gli Omini partono, arrivano e stanno. Dentro i bar, sulle panchine dei giardini, tra i banchi del mercato, allo stadio per la partita, fuori dalla chiesa dopo la messa, sui gradini davanti alle case, nelle viuzze dei paesini, nei supermercati di periferia, nelle botteghe.
Stanno una settimana, dieci giorni in un paese. E quel tempo serve per indagare, scrivere e fare spettacolo. In quella settimana Gli Omini parlano e stanno ad ascoltare. Ascoltano tutto. Tutto di tutti, uomini, donne, vecchi, bambini, matti di paese. E loro parlano. D’amore, di religione, di dubbi, di morte, di sesso, di lavoro, crisi, pranzi infiniti, paure, alieni, giochi, risse. Ognuno a proprio modo, ognuno dal suo piccolo punto, ognuno dall’alto delle proprie sventure o grandi occasioni. Ognuno diverso e già personaggio. Unico comune denominatore l’essere uomo, ed essere uomo nel posto in cui vive, insieme agli altri. Difficile oggi giorno che qualcuno t’ascolti, Gli Omini lo fanno.
Gli Omini prendono e poi danno. Rubano per restituire. Registrano linguaggi, voci, storie, carat- teri, vite e le ricompongono, le amplificano per metterle sotto gli occhi di tutti, così che il pubblico rimanga di fronte a se stesso, a guardarsi da fuori.
Gli Omini cambiano insieme agli uomini che hanno davanti, sono uno specchio rotto che resti- tuisce l’immagine a frammenti. La loro vita, come una qualsiasi vita, è in continuo divenire. Il bisogno è pressante e continuo. Crescere, trasformare, conoscere e riconoscere, mettere all’erta, avvertire, far presente e agire nel presente, provocare e provocare una reazione, creare un rapporto con il pubblico per scovarlo, riaggregarlo intorno ad uno spettacolo che parli di loro e del loro paese, ma in generale delle vite di tutti gli uomini.